Politica

In arrivo il Def light, la nuova mossa di Giorgetti

09 aprile
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Il Documento di Economia e Finanza (Def) in Italia, l’ultimo prima della revisione delle regole di governance economica dell’Unione Europea, si trova a navigare tra le incertezze di un contesto economico complesso. Con la minaccia dei conti pubblici rappresentata dai bonus edilizi, la scelta di Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, di mantenere un profilo cauto, è comprensibile. Giorgetti ha definito questi bonus “un’eredità pesantissima”, mettendo in luce la necessità di un approccio prudente nella gestione economica.

Il documento in arrivo

Il Def, che il Consiglio dei Ministri si appresta ad approvare, si limiterà ai dati di bilancio tendenziali, evitando di svelare completamente le carte riguardo ai programmi futuri. Questa decisione potrebbe suscitare critiche e preoccupazioni, soprattutto considerando l’incertezza sulle cifre finali degli aiuti al settore edilizio, un settore cruciale nell’economia italiana.

Il documento che contiene le previsioni sul deficit e sul debito rappresenta una prova decisiva per il governo italiano, che si trova ad affrontare il problema del peso del Superbonus. Questo programma ha già comportato un costo per lo Stato di 122 miliardi di euro. Per questo motivo, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha descritto i bonus edilizi come “un’eredità pesantissima”, evidenziando così ciò che rappresentano per i conti pubblici italiani. Pur riconoscendo l’impatto di tali bonus sul debito, Giorgetti ha respinto l’idea di una manovra correttiva immediata. Ha dichiarato: “No, sicuramente vogliamo rispettare esattamente gli obiettivi della Nadef dello scorso autunno per una questione di credibilità. Se c’è qualcosa da correggere, la correggeremo, ma sostanzialmente siamo in linea”. Questa affermazione rappresenta perfettamente la determinazione del governo italiano nel mantenere la stabilità finanziaria e nel rispettare gli obiettivi economici prefissati.

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I bonus edilizi, nati in risposta all’emergenza pandemica, hanno avuto un impatto significativo sulla crescita economica, visto che hanno mantenuto intorno all’1% la crescita del Pil prevista nel Def per il 2024. Ma, il grosso del deficit generato da questi bonus sembra essere stato scaricato sul 2023, con una stima che si attesta al 7,2% del Pil. Nonostante ciò, il documento in arrivo mantiene la stima per il 2024 sui livelli indicati nella precedente Nadef, con un debito pubblico appena sotto il 140% del Pil.

Il quadro tendenziale triennale del Def

Una delle decisioni più significative riguarda la presentazione di un quadro tendenziale triennale nel Def anziché un quadro programmatico completo. Questa scelta, motivata dal nuovo Patto di Stabilità che rivede il calendario e la forma dei documenti da presentare all’Ue, ha suscitato critiche dall’opposizione politica. Si teme che un Def solo tendenziale non fornisca una visione chiara delle dimensioni e delle strategie della manovra economica.

Sembra che la decisione di presentare un Def limitato sia stata concordata con Bruxelles, considerando il 2024 come un anno di transizione verso le nuove regole. Con l’avvicinarsi delle elezioni europee e l’arrivo di una nuova Commissione Ue, sarà inevitabile fornire un quadro economico più dettagliato, soprattutto alla luce delle cifre definitive sui bonus edilizi.

Il futuro economico dell’Italia sarà caratterizzato dalla necessità di garantire la sostenibilità del debito, contenere il deficit e promuovere la crescita economica. La necessità di rifinanziare il taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote nel 2025 richiederà un’impostazione strategica volta a favorire la crescita e a sfruttare al meglio gli aiuti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

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Il Def, che il Consiglio dei Ministri si appresta ad approvare, si limiterà ai dati di bilancio tendenziali, evitando di svelare completamente le carte riguardo ai programmi futuri. Questa decisione potrebbe suscitare critiche e preoccupazioni, soprattutto considerando l’incertezza sulle cifre finali degli aiuti al settore edilizio, un settore cruciale nell’economia italiana.

Il documento che contiene le previsioni sul deficit e sul debito rappresenta una prova decisiva per il governo italiano, che si trova ad affrontare il problema del peso del Superbonus. Questo programma ha già comportato un costo per lo Stato di 122 miliardi di euro. Per questo motivo, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha descritto i bonus edilizi come “un’eredità pesantissima”, evidenziando così ciò che rappresentano per i conti pubblici italiani. Pur riconoscendo l’impatto di tali bonus sul debito, Giorgetti ha respinto l’idea di una manovra correttiva immediata. Ha dichiarato: “No, sicuramente vogliamo rispettare esattamente gli obiettivi della Nadef dello scorso autunno per una questione di credibilità. Se c’è qualcosa da correggere, la correggeremo, ma sostanzialmente siamo in linea”. Questa affermazione rappresenta perfettamente la determinazione del governo italiano nel mantenere la stabilità finanziaria e nel rispettare gli obiettivi economici prefissati.

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Il quadro tendenziale triennale del Def

Una delle decisioni più significative riguarda la presentazione di un quadro tendenziale triennale nel Def anziché un quadro programmatico completo. Questa scelta, motivata dal nuovo Patto di Stabilità che rivede il calendario e la forma dei documenti da presentare all’Ue, ha suscitato critiche dall’opposizione politica. Si teme che un Def solo tendenziale non fornisca una visione chiara delle dimensioni e delle strategie della manovra economica.

Sembra che la decisione di presentare un Def limitato sia stata concordata con Bruxelles, considerando il 2024 come un anno di transizione verso le nuove regole. Con l’avvicinarsi delle elezioni europee e l’arrivo di una nuova Commissione Ue, sarà inevitabile fornire un quadro economico più dettagliato, soprattutto alla luce delle cifre definitive sui bonus edilizi.

Il futuro economico dell’Italia sarà caratterizzato dalla necessità di garantire la sostenibilità del debito, contenere il deficit e promuovere la crescita economica. La necessità di rifinanziare il taglio del cuneo fiscale e dell’Irpef a tre aliquote nel 2025 richiederà un’impostazione strategica volta a favorire la crescita e a sfruttare al meglio gli aiuti europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

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