Sport

Morto Brehme per arresto cardiaco, il finto mancino che fece volare l'Inter

02 aprile
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Nuovo lutto nel mondo del calcio. A 63 anni è morto a Monaco di Baviera, Andy Brehme, colpito da arresto cardiaco, secondo quanto scrive la Bild. L’ex terzino dell’Inter e della nazionale tedesca nella notte tra lunedì e martedì era stato portato d’urgenza in un pronto soccorso vicino a casa ma i medici non sono riusciti a salvarlo. Durante la sua carriera da giocatore Brehme aveva giocato per il Saarbrücken, il Kaiserslautern (dove in seguito è stato anche allenatore), il Bayern Monaco, l’Inter (dal 1988 al 1992 con la vittoria dello “scudetto dei record” del 1989) e il Real Saragozza. Nel 1990 aveva vinto il Mondiale con la Germania. Brehme lascia la compagna Susanne Schaefer e due figli adulti dal suo matrimonio con l’ex moglie Pilar.

Con l’Inter lo scudetto dei record, l’Uefa e una Supercoppa

Solo l’8 novembre scorso, per i suoi 63 anni, l’Inter gli aveva dedicato una pagina sul proprio profilo internet per celebrarlo. Andy Brehme fu un pilastro per i nerazzurri tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90. Potente, instancabile e tecnicamente abilissimo, completo e moderno, capace di interpretare in maniera innovativa il ruolo del terzino sinistro, lui che di piede naturale era destro. Arrivato nel 1988, in nerazzurro Brehme ha collezionato 154 presenze, segnando 12 gol. Andy è stato uno dei protagonisti dell’Inter dei Record, con cui ha vinto oltre allo Scudetto del 1989 anche una Coppa UEFA e una Supercoppa Italiana.

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Deve la sua carriera anche al padre, che lo spinse a giocare e a non mollare neanche nei momenti più duri dell’infanzia, passata nel Settore Giovanile del Barmbek-Uhlenhorst, squadra del quartiere dove era nato. È grazie a suo padre Bernd se Andy sapeva calciare con entrambi i piedi e se punizioni e cross sono diventate la sua specialità.

Dalla Bundesliga alla serie A, quanti successi

Nel 1981 passa al Kaiserslautern e in Bundesliga fa molto bene, nel 1984/85 riesce a segnare ben 11 gol in 33 presenze. Dopo i Mondiali 1986 la grande occasione col passaggio al Bayern Monaco dove conosce e lega con Lothar Matthaus, coi bavaresi vince il suo primo campionato e la Supercoppa di Germania. L’amarezza per la sconfitta in finale di Coppa dei Campioni, nel 1988, lo porta all’Inter, consigliato anche dal suo amico Briegel, dove ritrova Matthaus e lì inizia l’epopea in nerazzurro che avrà il suo apogeo quando arriverà anche Klinsmann: i tre tedeschi nerazzurri opposti ai 3 olandesi del Milan per duelli memorabili.

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Grandi gioie anche con la nazionale tedesca: il coronamento a Italia ’90. Finale contro l’Argentina di Maradona, a pochi minuti dalla fine l’arbitro concede un dubbio rigore alla Germania. Tutti sicuri, lo batte capitan Matthäus. Invece no, perché Lothar lascia il pallone ad Andreas. “Prendi il pallone e vai a vincere questo Mondiale”, gli dice. Brehme sceglie il piede destro la mette angolatissima sulla destra di Goycoechea. La Germania Ovest è campione del Mondo.

Il buio e i problemi finanziari dopo aver smesso

A 37 anni decide di ritirarsi dal calcio giocato e di intraprendere la carriera da allenatore ma non sfonda. Anzi iniziano i suoi guai. A partire da un’indagine per guida in stato di ebbrezza fino ad arrivare al divorzio. Andy deve pagare gli alimenti all’ex moglie e nel giro di pochi anni si ritrova con un conto in banca totalmente azzerato e un’ipoteca sulla sua casa a Montecarlo. Un ex compagno di squadra, Oliver Straube, gli offre un posto nella sua ditta come addetto alla pulizia dei bagni. Andreas prende tempo fino a essere salvato dal Bayern Monaco che lo assume come osservatore del club.

Ripresosi dai problemi Brehme torna anche ai suoi hobby, amante di biciclette, formula 1 e golf nel 2015 ha partecipato insieme ad altri ex calciatori come Pavel Nedved, Mauro Tassotti, Marco Tardelli e star del ciclismo come Davide Cassani e Claudio Chiappucci, al primo campionato europeo di golf disputato da ex calciatori famosi. Nel suo cuore, quel cuore che l’ha tradito stanotte, c’è stata sempre però l’Inter.

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