Salute

COVID, variante Kraken: i sintomi variano con l’età del bambino

17 agosto
291
1mil

Già molto diffusa negli Stati Uniti, la nuova sottovariante Kraken è ancora in fase di studio: ecco cosa sappiamo finora.

Il Covid19 continua a circolare a tutte le latitudini e gli Stati Uniti sono ora alle prese con l’ultima variante, denominata Kraken. Già ampiamente circolante oltreoceano, questa nuova sottovariante di Omicron sta destando parecchie preoccupazioni negli studiosi, allarmati per una nuova ondata di contagi anche in Europa. La previsione stimata dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) parla, infatti, di un nuovo picco entro i prossimi due mesi. Ma che cosa sappiamo finora di Kraken?

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353
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Al momento, secondo ECDC, il rischio nel vecchio continente è valutato come basso per la “popolazione generale”. Tuttavia, il rischio risulta “da moderato a alto” per i soggetti vulnerabili, ovvero persone anziane, immunodepressi e non vaccinati. Si tratta, è bene ricordare, di una valutazione che potrebbe cambiare alla luce dei dati che a mano a mano giungeranno e a seconda di come la situazione mostrerà di evolversi nell’arco delle prossime settimane.

Kraken si sta, tra l’altro, diffondendo velocemente nei bambini che mostrerebbero sintomi lievi variabili a seconda della fascia d’età. Secondo le prime osservazioni che arrivano dai laboratori americani, Kraken avrebbe una sintomatologia piuttosto mutevole legata all’età dei bambini. In generale, al di sotto dei nove anni i campanelli d’allarme sono tosse, mal di gola, febbre e diarrea. I bimbi con più di nove anni, invece, mostrerebbero prevalentemente sintomi in tutto simili a quelli della popolazione adulta. Fra questi, mal di testa, problemi respiratori, dolori muscolari e articolari.

Una donna di 65 anni ha rimosso tutte le rughe. Leggi qui
06 set
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Il monitoraggio è continuo da parte dell’OMS, in particolare per quanto riguarda i sintomi nei pazienti più piccoli. I dati raccolti – provenienti per lo più da USA, Regno Unito e Danimarca – risultano, tuttavia, ancora insufficienti per una definizione precisa della situazione, motivo per il quale gli studiosi sono molto cauti nell’esprimersi. Sembrerebbe, però, che la nuova sottovariante sia più contagiosa ma non più pericolosa di quelle che l’hanno preceduta.




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