Progetti speciali

Decreto benzina, cosa cambia da oggi. Verde e diesel fuori controllo: dove costano di più

06 febbraio
751
3mil

Dall’1 all’8 gennaio 2023 i prezzi dei carburanti sono esplosi. +167,29% l’aumento della benzina, +160,29% quello del gasolio e +26,07% quello del GPL. La certificazione arriva chiara dal Ministero nella sua rilevazione del “Prezzo Italia” settimanale: nella media dei prezzi nella prima settimana del nuovo anno, la benzina è aumentata rispetto alla precedente rilevazione (con 0,150, 0183 con IVA euro/litro, di accisa in più) di 0,168 euro/litro per la benzina e di 0,160 euro/litro per il diesel, ossia in misura minore dell’aumento dell’accisa ivata. Anche il GPL è aumentato (+0,026 euro/litro) in misura minore all’accisa ivata, che è cresciuta nel frattempo di 0,034 euro/litro.

Ma i listini dei carburanti continuano a mantenersi su livelli esagerati, tanto che in autostrada, secondo i prezzi comunicati tra ieri e oggi dai gestori al ministero delle Imprese, il prezzo del diesel in modalità servito supera in molti distributori i 2,4 euro al litro, sfondando sulla A14 addirittura il tetto dei 2,5 euro. Sulla A1 la verde arriva a costare 2,369 euro al litro col servito, il gasolio 2,449 euro/litro. Situazione analoga sulla A4, dove un litro di benzina arriva a 2,384 euro, il diesel 2,459 euro. 2,499 euro/litro il gasolio sulla A21, 2,471 euro/litro sulla A13. Sulla A14 i listini hanno sfondato la soglia psicologica dei 2,5 euro al litro: benzina 2,444 euro e gasolio 2,531 euro.

Non chiudere gli occhi al problema della micosi! Prova questo
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338
1mil

Proprio sull’andamento anomalo dei listini alla pompa il Codacons, dopo la denuncia a 104 Procure e Guardia di Finanza, ha presentato un esposto all’Antitrust, chiedendo all’autorità di avviare un’istruttoria per accertare eventuali pratiche scorrette o cartelli.

Di chi è la responsabilità? Per ora governo e gestori si rimpallano il peso di una situazione già difficilissima, che rischia di trasformarsi in una nuova emergenza sociale, visto che i prezzi dei carburanti si riflettono su trasporti e intere filiere, come quella agroalimentare (del possibile “effetto valanga” e delle conseguenze dell’impennata dei prezzi dei carburanti abbiamo parlato qui).

Senz’altro la politica ha le sue colpe. Il governo Meloni ha scelto di non prorogare il taglio delle accise che Draghi aveva coraggiosamente introdotto, finanziandolo proprio grazie all’extragettito assicurato dagli aumenti del prezzo dei carburanti. Nel 2022 la riduzione delle imposte sui carburanti è costata, a partire da marzo, circa 1 miliardo di euro al mese. Ma le coperture finanziare, con Draghi, c’erano. Nella Nadef, invece, Meloni ha deciso di considerare l’extragettito non più una maggiore entrata per i conti pubblici, ma un incasso ordinario, dunque non utilizzabile per finanziare gli sconti. Motivo per cui il governo non ha più avuto risorse per finanziare la misura.

Ecco perché dovresti dormire con uno spicchio d'aglio sotto il cuscino!
13 nov
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4mil

La mancata proroga del taglio delle accise, però, non spiega del tutto i rialzi di prezzo di questi giorni, né appare in linea con l’andamento delle quotazioni petrolifere: come sottolinea il Codacons, prendendo in esame solo le ultime settimane, si osserva come il Brent in due mesi ha subito un deprezzamento del 25,5%, passando dai 99 dollari al barile del 7 novembre 2022 agli attuali 73,7 dollari. Situazione simile per il Wti, passato dai 92,5 dollari al barile di novembre ai 78,6 dollari di oggi (-15%). Anche rispetto al 30 dicembre 2022, ultimo giorno di rilevazioni per il 2022, quando il petrolio ha chiuso a 80,26 dollari al barile, le quotazioni sono in calo dell’8,2%.

I gestori dal canto loro corrono ai ripari, ricordandoci che non esiste il prezzo “unico”, visto che la liberalizzazione dei prezzi dei carburanti risale al 1994 e quella della rete al 2000, e che si tratta di un libero mercato. Fu l’Antitrust nel 2007 a esigere prezzi differenziati e non cartellonati, spiega la FIGISC (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti), che la rete è stata aperta a chiunque e che è stato cassato l’istituto della concessione. “Non a caso l’illegalità, quella vera e non quella delle mancate comunicazioni dei prezzi all’Osservatorio del Ministero, si è progressivamente insediata nel settore” attacca l’associazione, tanto che esistono oggi tanti prezzi quanti impianti, in cui circa metà dei punti vendita ha prezzi più alti della media e metà prezzi più bassi, grosso modo compresi tra 10 centesimi in più o in meno della media stessa.

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“Non sono stati i gestori a volere questo stato di cose, che li ha messi nelle condizioni di non poter competere con chi può contare su condizioni di acquisto dei prodotti più vantaggiosa, e spesso in elusione delle imposte. Se per caso vi fosse qualcuno che non era d’accordo a ripristinare le accise piene e temesse oggi i comprensibili contraccolpi della irritazione della gente rispetto a questo rincaro, eviti almeno di trascinare nel pantano, per imbarazzo, ovvero per mere manovre strumentali di ragion politica, o per quel che è, una categoria che deve vivere, pagare costi, stipendi, tasse e previdenza con 3,5 centesimi al litro”.

Eppure, la Guardia di Finanza ha evidenziato delle irregolarità in alcune stazioni di rifornimento. Dagli ultimi controlli, è emerso che più di un distributore stradale di carburante su due è risultato essere fuori legge. Si tratta di 2.809 violazioni in 10 mesi rispetto a 5.187 interventi, quasi sempre (in 2.092 casi) con problemi legati alla mancata comunicazione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), così come prevede la norma, del prezzo praticato per la benzina.

Cosa prevede il decreto benzina approvato dal governo Meloni

In questo delicatissimo quadro si è inserito il governo con un intervento diretto. Il Consiglio dei ministri, proprio su proposta della premier Meloni, del Ministro dell’economia Giorgetti e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Urso, ha approvato un decreto che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del Garante prezzi.

Vediamo cosa cambia.

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Prezzo esposto al distributore

Secondo, diventa giornaliero l’obbligo per i distributori di comunicare il prezzo di vendita praticato, e, soprattutto, dovranno anche esporre il prezzo medio. Il Ministero delle imprese calcola e pubblica il prezzo medio giornaliero nazionale, che va d’ora in avanti esposto, in evidenza, dai gestori, insieme al prezzo praticato alla pompa.

Bonus benzina 200 euro

Prima di tutto, il governo ha deciso che i Bonus benzina da 200 euro ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, per i mesi da gennaio a marzo 2023, non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente.

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Inasprimento delle sanzioni

Inoltre, vengono rafforzate le sanzioni amministrative in caso di violazione, da parte degli esercenti, degli obblighi di comunicazione e pubblicità dei prezzi. In caso di recidiva, la sanzione può arrivare anche alla sospensione dell’attività per un periodo che va da 7 a 90 giorni

Più collaborazione tra Garante prezzi, Antitrust e Gdf

Rafforzati anche i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative, e tra Garante e Guardia di Finanza.

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Commissione di allerta rapida

Infine, il governo ha stabilito la creazione di una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare le ragioni de problemi alla pompa e definire le iniziative di intervento urgenti.




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Ma i listini dei carburanti continuano a mantenersi su livelli esagerati, tanto che in autostrada, secondo i prezzi comunicati tra ieri e oggi dai gestori al ministero delle Imprese, il prezzo del diesel in modalità servito supera in molti distributori i 2,4 euro al litro, sfondando sulla A14 addirittura il tetto dei 2,5 euro. Sulla A1 la verde arriva a costare 2,369 euro al litro col servito, il gasolio 2,449 euro/litro. Situazione analoga sulla A4, dove un litro di benzina arriva a 2,384 euro, il diesel 2,459 euro. 2,499 euro/litro il gasolio sulla A21, 2,471 euro/litro sulla A13. Sulla A14 i listini hanno sfondato la soglia psicologica dei 2,5 euro al litro: benzina 2,444 euro e gasolio 2,531 euro.

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Di chi è la responsabilità? Per ora governo e gestori si rimpallano il peso di una situazione già difficilissima, che rischia di trasformarsi in una nuova emergenza sociale, visto che i prezzi dei carburanti si riflettono su trasporti e intere filiere, come quella agroalimentare (del possibile “effetto valanga” e delle conseguenze dell’impennata dei prezzi dei carburanti abbiamo parlato qui).

Senz’altro la politica ha le sue colpe. Il governo Meloni ha scelto di non prorogare il taglio delle accise che Draghi aveva coraggiosamente introdotto, finanziandolo proprio grazie all’extragettito assicurato dagli aumenti del prezzo dei carburanti. Nel 2022 la riduzione delle imposte sui carburanti è costata, a partire da marzo, circa 1 miliardo di euro al mese. Ma le coperture finanziare, con Draghi, c’erano. Nella Nadef, invece, Meloni ha deciso di considerare l’extragettito non più una maggiore entrata per i conti pubblici, ma un incasso ordinario, dunque non utilizzabile per finanziare gli sconti. Motivo per cui il governo non ha più avuto risorse per finanziare la misura.

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13 nov
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Cosa prevede il decreto benzina approvato dal governo Meloni

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