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Mentre proseguono le trattative per la cessione del club al consorzio svizzero-americano di Wyss e Boehly, il magnate russo non riesce più pagare le bollette della sua società di sicurezza e ha dovuto chiedere aiuto all’ex moglie.
Anche Roman Abramovich fatica a pagare le bollette. Con i beni congelati per via delle sanzioni impostegli dal governo britannico per la sua amicizia con Vladimir Putin, il magnate russo non riesce infatti a far fronte alle spese della Team Fusion, la società che gestisce la sua sicurezza in Gran Bretagna, tanto che le sue guardie del corpo devono persino comprarsi la carta igienica e devono pagare di tasca propria anche gli abbonamenti al wifi e alla tv. Non bastasse, pure gli altri vantaggi gratuiti — come pane, latte, tè e caffè — sono stati eliminati, mentre le case a disposizione dello staff nel quartiere di Chelsea sono passate da tre a una e anche il team di 25 persone a servizio di Abramovich è stato ridotto. Queste drastiche misure di contenimento dei costi sono state apportate da Irina Malandina , ex moglie del proprietario del Chelsea, che è intervenuta per saldare i conti della società, che costa 40mila sterline al mese e ha quindi deciso di tagliare le spese «non necessarie». Come riporta il Sun, il congelamento dei possedimenti personali di Abramovich ha colpito anche la sua famiglia, che vive in una magione da 20 milioni di sterline nel West Sussex: tutti i cavalli sono stati venduti e l’ingente parco macchine, che comprende pure una Mercedes Gullwing del valore di 1,2 milioni di sterline, è stato messo in deposito.

Nel frattempo Abramovich sta sempre cercando di vendere i Blues. Nei giorni scorsi, il sito svizzero Blick aveva annunciato la cessione del club all’86enne Hansjoerg Wyss per 3,5 miliardi di sterline (ovvero, circa 4,7 miliardi di euro). In realtà il consorzio svizzero-americano guidato dal 48enne Todd Boehly è stato semplicemente scelto dalla banca commerciale Raine come offerente privilegiato e ha così eliminato gli altri concorrenti, fra cui il consorzio retto da Stephen Pagliuca (attuale proprietario dell’Atalanta) e da Sir Martin Broughton. L’ultima parola sull’acquisizione spetterà comunque al governo britannico.